Carnevale 2007
E’ un carnevale particolare, organizzato dando un taglio storico alla manifestazione. Bellissima l’idea di riempire la sala del Cine Astra e il fondale del palco di gigantografie di gruppi del passato acquerellate dall’abile mano di Paolo Badami. Nei giorni di carnevale diversi angoli caratteristici della piazza vengono arredati con analoghe gigantografie. Passeggiando si respira di nuovo l’atmosfera del carnevale di Castelbuono, quello degli anni migliori.
La sala del Cine Astra è finalmente gremita, anche se non è la folla messianica delle Fontanelle, e ogni maschera – anche questa è una novità – viene presentata a partire dalla storia di quel gruppo, narrata dalla suadente voce di Stefania Sperandeo.
Il Gruppo 2001, di nuovo nella formazione a quattro per la forzata assenza di Enzo Cucco, mette in scena due maschere, o forse una, veramente speciali. Quella di sabato si chiama Sìemu càviri comi i cinisi, quella di martedì Un prìeu e un sùonnu.
Due maschere, o forse una, perché in verità da tempo, specialmente nella zucca di Enzo Cucco, si centrifugava la strana idea di fare una maschera con il primo e il secondo tempo. Ed effettivamente la maschera di sabato, Sìemu càviri comi i cinisi, è stata artatamente costruita come introduzione alla maschera di martedì. Tantissime trovate sceniche, a partire dall’entrata da quattro posti diversissimi e impensabili della sala (compresa la finestra che dà sui tetti dell’Astra), tantissima interazione con il pubblico, e soprattutto l’alzata d’ingegno di costruire l’esilarante tormentone (u sceccu, u sceccu!) che, grazie alle straordinarie capacità di Vincenzo Perrini, si sarebbe dipanato nel corso delle due maschere fino al clou della seconda serata assurgendo a vero e proprio leit motiv delle maschere successive del Gruppo 2001.
Il momento culminante della seconda serata è senza dubbio l’entrata nel teatro del sindaco a cavallo di un asino (i soliti bene informati hanno assicurato che trattavasi di asina), un sceccu, insomma, dal convincente nome di: Gnàzziu. Questa scena, mai vista, di un asino montato dal primo cittadino che entra in un teatro ha scatenato una gragnola di applausi che si è fatta ancora più intensa allorché il sindaco ha recitato nel ruolo di se stesso e quando Enzo Meli, subito dopo, ha recitato nel ruolo del sindaco, immaginato come il clone di Cetto Laqualunque, lo strampalato quanto inquietante sindaco calabrese portato alla notorietà da Antonio Albanese, mentre tiene un comizio in occasione della campagna elettorale per le elezioni amministrative della primavera successiva. Un primo timido accenno di ritorno al futuro ma anche un chiaro riferimento alla macchina del tempo.
Questa maschera, la prima non solo ad avere introdotto un asino in un teatro e un sindaco a cavallo di un asino (o, più verosimilmente il contrario) a recitare nel ruolo di se stesso è anche la prima ad avere superato la durata di un’ora e la prima di cui si sia parlato sul Giornale di Sicilia.
Un prìeu e un sùonnu (chiaro riferimento alla caduca illusione del sindaco di potere spiccare il grande salto sul palcoscenico della politica regionale, salvo ritrovarsi subitaneamente scaraventato, in virtù dei magri risultati elettorali, nella quotidianità della raccolta differenziata) è, a detta dei moltissimi intenditori e che l'hanno ascoltata, una maschera epocale non solo per le vorticose godibili trovate ma anche per i contenuti, per le rime, per la metrica, per le innumerabili battute, per le canzoni.
Pur senza la benché minima pretesa di avere dato “una perfetta lezione di recitazione e di uso del microfono con una scansione delle parole e delle battute davvero esemplare” Un prìeu e un sùonnu, come è stato da più parti ribadito, anche se fosse durata tre ore, avrebbe avuto la forza di tenere desta e divertita tutta la platea. Non è un complimento da poco.