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Carnevale 2006

 

Il 2006 segna il trentesimo anno di attività e anche l’ultimo in cui il gruppo si esibisce accompagnato dai rispettivi figli. Per l’addio si sceglie una forma singolare: la maschera di domenica, che riprende quella dell’anno precedente, viene interamente interpretata da loro. I grandi sono sul palco, ma alle prese esclusivamente con suoni e canti mentre Perrini, nelle vesti di alto prelato, si preoccupa di coordinare i piccoli, anch’essi nel ruolo di chierici, ragion per cui la maschera si intitola Ora vi sirvìemu a missa. L’esperimento, pienamente riuscito, è didatticamente interessante perché i piccoli mostrano, come avevano già fatto nel corso degli anni precedenti, evidente spigliatezza nella recitazione e capacità di reggere il palco per l’intera durata della maschera. E’ quindi giunto il momento di farli andare da soli.

Il carnevale 2006 cade alla vigilia di due importanti appuntamenti elettorali: le elezioni politiche e le regionali. Il sindaco, il cui mandato scade nel 2007, non vuole lasciarsi scappare la ghiotta occasione di una candidatura al parlamento nazionale così, approfittando del tour per l’Italia del candidato premier Romano Prodi, questi viene invitato a Castelbuono perché, ammirando le meraviglie create dall’amministrazione, possa essere indotto a candidare il talentuoso sindaco facendogli guadagnare l’elezione (sonna Catarì).

La significativa novità di questa maschera sta nel non trascurabile fatto che una parte assai consistente di essa è recitata e animata da Vincenzo Perrini in mezzo al pubblico il quale a volte fa da cornice, altre volte è protagonista e attore.

Prodi e il sindaco (interpretati da Mimmo Cicero e da Enzo Meli) si presentano sul palco buffamente insaccati, naturalmente in una mortadella il primo e, per non essere da meno, in un significativo salame l’altro. Il giro prende il via dallo slargo antistante al cimitero, che era stato individuato per l’ubicazione di un indicato luna park, prosegue per la globalizzata via Cefalù, sede di empori cinesi, per osservare, subito dopo, una prima obbligatoria tappa Sopra il ponte dove viene presentato il mirabolante arredo urbano, fiore all’occhiello dell’amministrazione.

La strabiliante canzone del 12 88 introduce il monologo in mezzo al pubblico di un irrefrenabile Liborio Nuci, interpretato da Vincenzo Perrini, che sbraita per questa bizzarra trovata della piazza trasformata – chissà perché – in un palmizio al cospetto di un trasecolato Prodi il quale non comprende bene se siia vittima di una allucinazione, se stia sognando o se sia finito in mezzo a dei trogloditi.

Dopo la comica rivisitazione della esemplare vicenda dei due oleandri della Strata longa abbattuti per un pugno di voti, resa con la bella canzone "Alla fiera di mastr’André" interpretata a più voci, si arriva alla Piazzetta dove viene mostrato con orgoglio il frutto della profonda riflessione urbanistica in cui si è prodotto l’assessore: una sorta di steccato che taglia in due la piazza e dal quale è praticamente impossibile uscire una volta entrati, com’è successo – realmente – a una vecchietta. Qui il tragico fatto viene reso in chiave paradossale ancora da Perrini nei panni della malcapitata che, per attraversare la Piazzetta, è costretta ad andare avanti e indietro in una sorta di spassoso gioco dell’oca senza fine.

A questo punto la carovana si dirige nella parte bassa del paese dove altri fatti, magari meno esilaranti di quelli visti finora, ma non per questo poco incisivi, lasciano di sasso il sempre più frastornato Prodi, come la sosta del corteo davanti a un distributore di film per adulti col sindaco che si fa pescare con la refurtiva tra le mani: un film dall’equivoco titolo "La pifferaia magica" o come l’orrenda capitozzatura degli alberi dietro il castello, una solenne minchiata spacciata per innovativa concezione della coltura arborea, a proposito della quale Prodi non senza qualche allusione chiede:

 

Ma, mi dica, assessore Scancarelli
come avete conciato questi poveri alberelli?
e dove sono finiti i nidi con tutti gli uccelli?
Tagliando gli alberi, su questo non ci piove,
gli uccelli se ne vanno, volano altrove.

L’assessore Adriana, alla quale l’allusione era diretta, con apprezzabile spirito autoironico si presta al gioco e fornisce dal pubblico una amara risposta costruita ad arte su evidenti doppi sensi che la riguardano:

Ora, sugli uccelli, Presidenti,
le notizie sono picca e nenti.
Grazie all’assessore Ferrauto
si potrebbe dire: uccello non pervenuto.
Cci nn’era ancora coccaruni prima della sbècchia
e dicìeumu u picca abbasta, âssai assupècchia.
Ma ora, con queste originali soluzioni,
spirìeru âcìeddri e nni finìer’i cunfusioni.

Questa maschera concept, che ha esaltato le capacità ideative e interpretative di tutto il gruppo, scoppiettante per buona parte della sua durata, ha accusato tuttavia una leggera flessione nel finale perché non è stato facile chiudere in maniera pirotecnica, così com’era iniziato, il tour di Prodi. In altre parole, il filo conduttore, che pure inizialmente era stato foriero di felici spunti, ha finito col costituire uno steccato dal quale si è usciti zoppicando e non saltellando, un po’ come è successo alla vecchietta della Piazzetta. Evidentemente il diavolo ci ha messo la coda, indispettito dai beffeggiamenti perpetrati alle spalle di innocenti angioletti i quali, alla fine della maschera, mostrando buon viso a cattivo gioco, hanno offerto al gruppo una targa alla carriera con la seguente motivazione:

Al Gruppo 2001
che in 30 anni di vivace attività

ha allietato e punzecchiato

la tranquilla storia castelbuonese